mercoledì 19 dicembre 2007

Guarda e concentrati


Guarda l‘interno di questa immagine e concentrati.
Cosa vedi?

Degli studi hanno dimostrato che i bambini non riconoscono questa immagine "intima“, perchè la loro memoria non conosce ancora questa situazione.

Ciò che vedono i bambini sono 9 delfini..

Li vedi anche tu ?

giovedì 6 dicembre 2007

Questa me la sono proprio cercata!!


Grazie a pieru!!!!

A detta sua l’elenco delle maledizioni che mi colpiranno se interrompo la catena è un file .zip da 450MB.

Quindi… chissenefrega!!! :D
rispondo ma solo perchè trovo la cosa (abbastanza)simpatica :P

e chi verrà dopo di me sono certa farà la stessa cosa!! vero? :D

Cosa ti ha spinto ad aprire un blog?
Ho aperto il mio blog a fine agosto 2005 e ovviamente mi vergognavo così tanto di ciò che scrivevo all’inizio e di ciò che scrivo tuttora che non l’ho detto in giro :P ma poi - non so come - tutti m’hanno scoperta! (blogger/amici/colleghi/parenti).

In quel periodo ero nella fase in cui non sapevo bene dove stavo andando (ma ancora non lo so, forse è il caso che mi apra un altro blog? :P)

Il tuo primo post?
Come tutti i miei post niente di mio, ho estrapolato il testo da un libro che stavo leggendo in quel periodo.

Il post di cui ti vergogni di più?
Questo!!!!!!!
Non amo parlare di me in maniera “diretta”.
Per dire: non scriverei mai su un blog cosa ho mangiato oggi a pranzo :P

Il post di cui vai più fiero?
Questo!!!

Finalmente un post tutto mio!!

E tu? Come sei diventato blogger?
Ora per farmi ancora più voler bene passerei la palla a:
Xep, mio amico/collega nonché futuro papi, poi al mio bloggerromonimo mushin nonchè appassionato come me del tai chi, a susanoo, mio primo commentatore, alla carissima edv e a master che come me ama la montagna.

Non vorrete mica spezzare la catena!!!!!

Ci sarebbero poi altre persone che non cito alle quali passerei volentieri la palla, ma sono certa che qualcun altro ci penserà o magari ci ha già pensato! :)

Pensavo poi, di ripassare la palla a pieru, ma ho paura che lui la ripassi a me :D

sabato 1 dicembre 2007

Secondo la leggenda…

… il Tai Chi Chuan sarebbe stato creato da Chang San-fong, il cui nome significa letteralmente «Maestro dei Tre Picchi». Ecco la descrizione del personaggio:

Misurava sette piedi (circa tre metri). La sua alta statura ricordava la gru (l’uccello simbolo della longevità). Il suo viso era allo stesso tempo rettangolare e arrotondato, i suoi occhi e lo sguardo erano colmi di bontà.

La sua barba si rizzava furiosamente come un’alabarda. I capelli erano intrecciati in una crocchia puntata in cima alla testa. D’estate e d’inverno indossava una tunica di fibre di bambù tessuta in un solo pezzo. Teneva in mano un piumino di crini di cavallo. Poteva percorrere mille li (circa 500 km) in un giorno solo.

Andò a rifugiarsi in un monastero della montagna Sseu-Tchouan per fortificarsi con la meditazione. In seguito visse sulle montagne di Chan-Si e di Hou-Pei.

Ovunque andasse studiava e si intratteneva sui libri sacri con gli abitanti del paese, senza mai stancarsi di conversare e di discutere. Un giorno, durante una meditazione che era durata molte ore, udì il canto straordinario di un uccello e, guardando dalla finestra, vide un uccello appollaiato su un abete che fissava con occhi penetranti il suolo, dove un serpente drizzava la testa verso il cielo, e i loro sguardi si affrontavano.

L’uccello cominciò a cantare ancora più forte e scese verso il serpente per cercare di attaccarlo. Il serpente si spostò leggermente per evitare le ali dell’uccello, e questo ritornò sull’albero per ricomporsi un istante. Ridiscese e attaccò di nuovo. Il serpente si mise a danzare gioiosamente e si trasformò in un cerchio!

Quando Chang San-fong volle contemplarli ancora una volta, vide che entrambi erano scomparsi. Allora Chang San- fong capì che questi giochi erano un’immagine in cui vedere la forza e la debolezza, la concentrazione e la dispersione dell’energia, l’ombra e la luce.

E fu così, dice la leggenda, che Chang San-fong inventò il Tai Chi Chuan.

mercoledì 21 novembre 2007

A ciascuno il suo spirito

Stasera in farmacia oltre all’aspirina effervescente ho preso una rivista: “SAPERE & SALUTE”. Mi ha attirato il titolo in copertina: “Psiche, l’umorismo che guarisce” e qui voglio riportare una parte dell'articolo che poi sono andata a leggere :)

Da qualche tempo l’allegria gode di un’inedita popolarità. A dispetto delle inquietudini della vita quotidiana e delle incertezze globali – o forse proprio a causa di queste – ridere è diventato di moda. Anzi, è diventato una cosa seria.

L’iralità è assurta non soltanto a patrimonio culturale di tutto rispetto, ma anche ad argomento di interesse scienfico: al progressivo aumento dell’offerta mediatica di materiale comico (format televisivi, spettacoli teatrali, film, libri) si è affiancato il proliferare di studi empirici sullo humour e sul riso in ambito psicologico, sociologico e medico.

Le prime disquisizioni filosofiche sul ruolo del comico risalgono a Platone.

Per secoli, del riso e della comicità è prevalsa un’immagine negativa, che li connotava come manifestazione di immaturità e scarsa levatura morale o come condotte socialmente pericolose. Peraltro, non sfuggiva anche allora una delle proprietà oggi più apprezzate dell’umorismo: quella di eludere le convenzioni e le gerarchie, di mostrare i risvolti meno decorosi della realtà costituita o, semplicemente, offrire una visione sdrammatizzata del mondo.

Oggi la facezia non è più sconveniente, è un segno di intelligenza ed è socialmente approvata, talvolta anche per la sua trasgressività e per la sua capacità di facilitare i rapporti interpersonali. La risata è ammessa, anzi ricercata, anzi vivamente consigliata. Per alleggerire la vita, certo.

Per risollevare l’umore, naturalmente. Ma anche per mantenersi in salute.

L’interesse dell’ambiente medico per gli effetti del divertimento è una novità degli ultimi vent’anni. I più convinti fautori hanno istituito in molti Paesi – dagli Usa al Sud Africa, dalla Germania alla Nuova Zelanda – associazioni che offrono le più svariate forme di comicoterapia.

E una cosa curiosa :)

A ciascuno il suo spirito

Due recenti indagini psicologiche (condotte rispettivamente dallo psicobiologo Robert Provine negli Stati Uniti e dalla psicologa Donata Francescano in Italia) sul rapporto che le persone hanno con l’umorismo e il riso hanno evidenziato diverse tipologie di “cuorcontenti”.

A grandi linee:

- gli uomini sono più spesso produttori di umorismo, cioè fanno ridere, e prediligono la comicità dei film o delle barzellette;

- le donne sono più spesso fruitrici di umorismo, cioè ridono, e preferiscono la comicità insita negli eventi della vita di tutti i giorni;

- gli estroversi apprezzano maggiormente la comicità immediata delle battute semplici;

- gli introversi prediligono l’umorismo di tipo “intellettuale” dei giochi di parole e dei nonsense o lo humour nero;

- le persone emotivamente instabili apprezzano un umorismo più dirompente e grintoso e meno socializzante;

- gli individui con un’autostima elevata utilizzano disinvoltamente una vasta gamma di forme di umorismo e di stimoli comici;

- gli individui meno sicuri di sé si fanno forti di un umorismo maggiormente aggressivo.

:-)

da SAPERE & SALUTE – Bimestrale – Anno 12° ottobre 2007 n. 67 - articolo di Monica Oldani

venerdì 16 novembre 2007

Corpo pensante

Tutto ciò che avviene in noi, che sia esteriorizzato o interiorizzato, dipende dal sistema nervoso centrale. Il gesto informa il nostro cervello ed è al suo servizio. Il cervello comanda il gesto grazie agli stessi meccanismi nervosi con cui ci permette di pensare e di essere coscienti, meccanismi azionati dall’arrivo al cervello delle impressioni sensoriali. Un gesto nuovo utilizza comandi nervosi nuovi.

Analogamente, ogni aspetto della vita mentale, del comportamento, degli atteggiamenti, dei sentimenti, dei gusti, ha la sua ragion d’essere nelle strutture nervose.

È impensabile esistere come essere umano senza il corpo umano.
«L’uomo è un corpo pensante» dice il dott. Paul Chauchard e «può trovare l’equilibrio solo in armonia con un corpo felice».

I meccanismi che ci permettono di pensare e di essere coscienti entrano in gioco con l’arrivo al cervello delle impressioni sensoriali. Si può dire perciò che nell’intelligenza non vi è nulla che non venga dai sensi.

La lingua cinese illustra questa affermazione in modo sorprendente con l’ideogramma che significa intelligenza. È composto da due caratteri che rappresentano uno l’udito e l’altro la vista, rilevando l’aspetto sensoriale dell’intelligenza e l’importanza di primissimo piano dell’apporto somatico nella vita mentale.

da Tai Chi Chuan Armonia del corpo e dello Spirito – James Kou

mercoledì 14 novembre 2007

Lentamente muore

Cercavo un ideogramma cinese ed invece mi sono imbattuta in questa poesia di Pablo Neruda...

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicità.

venerdì 9 novembre 2007

...

Sentivo uno squarciarsi nella mente
come se il cervello fosse spaccato
cercai di riconnetterlo punto su punto
ma non riuscii a farli combaciare.

Il pensiero alle spalle, mi sforzavo di unire
al pensiero di fronte
ma la sequenza si sciolse senza suono
come gomitoli su un pavimento.

I felt a cleaving in my mind
as if my brain had split
I tried to match it seam by seam
but could not make them fit.

The thought behind, I strove to join
unto the thought before
but Sequence ravelled out of sound
like balls upon a floor.

Emily Dickinson

giovedì 1 novembre 2007

Diceva bene Platone...

Diceva bene Platone: “Al tocco dell’Amore chiunque diventa un poeta”. O un cinico.

Le persone si amano.

Amiamo le esperienze, i gruppi, gli eventi, amiamo idee astratte come la patria, una città o una causa.


Amiamo l’arte.
Amiamo la musica.

E amiamo le cose. Gli oggetti che facciamo, compriamo o scambiamo. Gli oggetti che ci dicono chi siamo e dove siamo.

In quasi tutto il mondo, ciò che possiedi dà significato alla tua vita. Ecco perché si compra, si scambia, si regala, si custodisce e si possiede.
Le cose con cui scegliamo di vivere non sono oggetti inerti.
Le rivestiamo con le nostre fantasie. Ci esprimiamo grazie ad esse.
Le trasformiamo in cose importanti per noi.

Scan Fitzpatrick ha giocato nella squadra neozelandese di rugby All Blacks per dodici anni.
È stato uno dei più grandi capitani che questo sport abbia mai avuto.

Ecco la sua spiegazione su qual è il ruolo dell’Amore in un gioco duro come il rugby.

“Far parte degli All Blacks vuol dire amare ciò che si fa. Vuol dire tenere l’uno all’altro. La squadra è una famiglia. Se ami il tuo compagno, sei disposto a prenderti cura di lui e a fare qualsiasi cosa per lui. È questa la bellezza del gioco di squadra. Ci sono quindici persone con un unico obiettivo in mente, anziché un insieme di obiettivi individuali. Un obiettivo collettivo. Lo scopo è riuscire. Lo scopo è vincere e fare di tutto per diventare giocatori migliori e persone migliori. E allo stesso tempo aiutare i compagni a essere giocatori migliori e persone migliori, proprio come se fossero fratelli o sorelle.”

da “il futuro oltre i brands, lovemarks - Kevin Roberts"

venerdì 26 ottobre 2007

Gli esseri umani sono mossi dalle emozioni, non dalla ragione

Vari studi hanno dimostrato che se i centri del cervello che presiedono alle emozioni subiscono una qualche lesione, non perdiamo semplicemente la capacità di ridere o piangere, perdiamo la capacità di prendere decisioni.

Il neurologo Donald Calne lo spiega brillantemente:
“La differenza essenziale tra emozione e ragione è che l’emozione porta all’azione, la ragione alle conclusioni”.

Non occorre essere un neurochirurgo per capirlo. La realtà che affrontiamo non richiede la padronanza di una terminologia arcana, né la valutazione di teorie contrastanti sul funzionamento del cervello o sulle sue strutture.

Il cervello è più complesso, ricco di collegamenti e misterioso di quanto possiamo immaginare. Questo è tutto ciò che ci serve sapere. Emozione e ragione sono collegate, ma quando sono in conflitto è sempre l’emozione a vincere. Senza il fugace e intenso stimolo delle emozioni, la ragione si indebolisce e viene meno.

Il più delle volte, prima di osservare qualcosa in dettaglio, ci facciamo un’idea di cosa sia.

Prima di capire, sentiamo.

mercoledì 17 ottobre 2007

Non ti capirò mai finché campo!

Di tutte le cose che si dicono nel corso di un lungo rapporto d’amore, questa è la migliore.

Quella che lo riassume interamente.

I grandi rapporti si nutrono di novità, di attesa, di sorprese.
Quando sai tutto quello che c’è da sapere, non resta nulla da scoprire. Niente più meraviglia, niente più opportunità.

Niente più relazioni.

Dopo un sermone sulla Creazione un pastore si stupì di sentire un’anziana parrocchiana affermare che il mondo si reggeva sulle spalle di una tartaruga. Per dissuaderla con gentilezza, le domandò su cosa, secondo lei, poggiasse la tartaruga. Un po’ perplessa, la vecchia rispose: “Su un’altra tartaruga, naturalmente”. Il prete insistette: “Va bene, ma su cosa si regge quella tartaruga?”. “Su un’altra tartaruga”, disse lei. “E non si illuda, giovanotto. Sono solo tartarughe, fino alla fine.”

Il Mistero sta sempre in testa alla lista.

Il Mistero è un paradosso. Più scavi, più Misteri saltano fuori.

Chiedete ai neurologi, cosmologi, biologi e a tutti gli altri “-ologi”.
Vi diranno tutti che il processo va avanti all’infinito – proprio come le tartarughe.

Ricordate la delusione provata quando siete finalmente riusciti a farvi svelare da un amico il trucco di un gioco di prestigio? Credevate di aver visto l’impossibile, e un attimo dopo scoprivate con fastidio con quanta facilità vi eravate fatti ingannare.

Che pessimo scambio, la magia per un trucco!

martedì 9 ottobre 2007

Neve

Il giorno dopo discesero alla piccola stazione ferroviaria di Hohenhausen.

C’era neve ovunque, una bianca, perfetta coltre di neve, appena caduta e fredda copriva ambedue i versanti, rocce nere e bianche spolverate d’argento protese verso il blu, pallidi cieli…

Erano nel cuore delle montagne. In alto, su entrambi i lati, coperti dal bianco manto di neve, in modo da sentirsi piccoli e minuscoli in una valle di puro e reale paradiso, tutto stranamente radiante, immoto e silenzioso…

Era un silenzio e bianchezza così puro da volgere alla pazzia…

I primi giorni scorsero in un’estasi di attività fisica, vissuta nell’intensità della velocità, in una luce bianca che sorpassava la vita stessa.

D. H. Lawrence
da Women in love

domenica 16 settembre 2007

Mente e corpo


Qualcuno ha detto che la differenza tra l’orientale e l’occidentale è questa: l’uomo orientale si sente molto vuoto e leggero qui, in testa, mentre è pesante e centralizzato qui, nel ventre, e perciò si sente molto sicuro. L’occidentale è leggero nel ventre e molto pesante nel capo e, per questa ragione, ha la tendenza a cadere in avanti.


Nella nostra società occidentale tutto risiede nella testa a causa dell’abitudine di pensare e ponderare su tutto. Finiamo per sezionare ogni aspetto dell’esistenza allo scopo di analizzarlo senza riuscire a coglierne l’essenza o a comprenderlo realmente.

Abbiamo a disposizione una così grande quantità di congegni meccanici che svolgono il nostro lavoro che i nostri corpi hanno perduto ogni sensibilità. Per riacquistare l’equilibrio dobbiamo enfatizzare le funzioni fisiche e lavorare riunendo corpo e mente.

Alcune persone si rendono conto che il loro corpi hanno bisogno di una quantità maggiore di esercizio così corrono, praticano jogging, vanno in bicicletta, nuotano e poi dicono: «Okay, per oggi ho fatto la mia parte di moto». Ma in questa maniera perpetuano una divisione tra il «tempo dedicato al corpo» e quello «dedicato alla mente», simile alla dicotomia tra lavoro e divertimento che la maggior parte delle persone sperimenta ogni giorno.

Avete lavorato duramente, così decidete di concedervi una vacanza in un posto bellissimo per rilassarvi. Ciò crea una frattura all’interno della vostra esistenza. Lavorare non dovrebbe essere un tale fardello. E, allo stesso modo, rilassarsi non dovrebbe rappresentare una corsa spasmodica al divertimento esasperato. Il lavoro e il relax devono essere complementari. Le attività che si svolgono in silenzio sono molto importanti per riacquistare l’equilibrio e trovare l’unitarietà degli elementi che compongono la vostra esistenza. Se smettete di parlare per un poco avete la possibilità di aprire la vostra mente ed essere ricettivi rispetto a ciò che accade al vostro corpo e a quello che avviene intorno a voi.

da: "Abbraccia la tigre torna alla montagna" - Chungliang Al Huang

mercoledì 5 settembre 2007

Nuotare sulla terra asciutta

Gli esseri umani vivono sulla terra asciutta, anche se, in effetti, pur non sapendolo da molto tempo, è come se nuotassero nell'ambiente aereo.

Quanto è importante la funzione di quest'aria?
Oh, davvero, quanto è grande l'aria! Non c' è nulla che non contenga, nulla che non avvolga.
Ciò è veramente supremo!

Nel suo agire, non c'è nulla che essa non sostenga, nulla che non nutra. Sappiamo che è così, ma ne ignoriamo la ragione. Alcuni con la loro forza non sono neppure in grado di legare un pollo, viceversa altri riescono a portare un grande calderone. Anche se sono tutti esseri umani, come possono risultare così diversi nella loro forza?

L'origine della forza è legata al ch'i. Coloro la cui forza è grande hanno un ch'i forte. Un ch'i forte è il risultato dell'accumulazione del ch'i. Accumulare il ch'i è come accumulare acqua. Se il livello dell'acqua raccolta è scarso, ci sarà poco galleggiamento e persino una tazza o un piatto avranno difficoltà a galleggiare. Quando invece il livello di acqua raccolta è grande, anche una nave di dieci tonnellate sembrerà galleggiare senza peso.
Coloro che riescono a portare dei grandi calderoni, possiedono semplicemente una quantità maggiore di ch'i. Se solo riuscissimo a comprendere che il segreto per accumulare il ch'i è simile all'accumulare acqua, allora la nostra forza risulterebbe infinita e sollevare un grande calderone sarebbe un'impresa da niente.

Accumulare il ch'i significa raccoglierlo nel tan-t'ien.
Il tan-t'ien è il "Mare del Ch'i" (ch'i-hai) e si trova a 1,3 pollici sotto l'ombelico. Il paragonarlo al mare ci permette di comprendere la sua capacità, forza di sostentamento, immensità e profondità.
Non esiste nulla che possa reggere il paragone.

"Tredici Capitoli sul T'ai-Chi Ch'üan" - Cheng Man-ch'ing

martedì 28 agosto 2007

La pioggia che cade sul palco.


Ogni goccia crea un piccolo gorgo nelle pozze espandendosi in circoli che si assestano e scompaiono fondendosi dolcemente tra loro. È molto simile alla sensazione trasmessa dal tai ji.

Ciascun movimento, ogni passo della forma costituisce un cerchio nell’acqua.


I cerchi hanno una durata temporanea. Ogni movimento è simile a un cerchio che muta, si sovrappone al successivo per poi scomparire.

E alla fine ciascun nuovo circolo ritorna a diventare superficie limpida, calma e aperta.

mercoledì 22 agosto 2007

Lune distorte nell’acqua

Un esercizio che ci hanno fatto fare durante la lezione di tai ji…

Ci siamo messi a coppie uno di fronte all’altro. Seduti a gambe incrociate in modo da essere cosi vicini da trovarci in posizione confortevole. Il braccio agganciato alla mano destra del “compagno”. Questa è la doppia ellisse che trasmette una sensazione di vicinanza senza produrre tensione. La mano sinistra posta a coppa sotto il gomito destro in modo che rimanga rilassato.

Bisogna concedersi il tempo necessario per abituarci al contatto con il “compagno”.

Considerando che molto spesso, abbiamo di fronte una persona con la quale non siamo in “confidenza”, all’inizio è quasi imbarazzante.

Concentrarsi, cercando di cogliere il calore e la superficie del contatto. Guardarsi l’un l’altro e cercare di amalgamare lo sguardo con il legame fisico stabilito.

Spingersi oltre la capacità di distinguere la particolare struttura del volto del compagno, la sua fronte, il colore degli occhi, il naso, la bocca… cercare la sensazione globale invece del particolare. Cercare di cogliere una sensazione dell’intera immagine.

Trattenere questa sensazione sinchè il viso che ci sta davanti non diventerà familiare, è un volto che conosciamo e che, in verità, riflette il nostro. (non è semplice… lo so)

Possiamo compiere questo stesso esperimento di fronte ad uno specchio.

Un fiore allo specchio. Proviamo a contemplare quest’immagine. Qualunque cosa passi di fronte ad uno specchio viene riflessa imparzialmente e quando essa si allontana la superficie riflettente non ne ritiene nessuna traccia.

Non vi è modo per trattenere o cancellare qualcosa.

L’immagine allo specchio serve per illustrare il principio della mente-specchio, quel “vuoto” che coglie qualunque cosa gli passi di fronte.

Se ci limitiamo a riflettere un’altra persona per quello che è, maschio o femmina, non vi sarà pregiudizio, non ci sarà possibilità di vedere qualcosa che possa generare un’autoconsapevolezza.

Si tratta di semplice riflesso. Quando qualcuno ci guarda dovremmo cercare di permettere tale tipo di apertura.

Non vi è necessità di sentirci a disagio quando gli altri ci guardano.

Pensiamo alla metafora della luna che sorge e proietta la sua immagine sulle tranquille acque di un lago. Quando la luna passa dietro una nuvola, non la vediamo più. Quando spira la brezza e la superficie del lago s’increspa saremo in grado di vedere decine di lune distorte nell’acqua.

Ma il lago non ha la volontà di nascondere o distorcere l’immagine. L’acqua, la luna, la brezza e le nuvole sono entità separate che seguono il loro flusso ed esistono autonomamente, senza nessun desiderio o necessità di affermare: “Devo fare questa cosa per me stesso, o devo farla per te”.

giovedì 16 agosto 2007

Il baricentro non esiste

Esiste, invece, il non-baricentro.

Ogni cosa, tutto, sulla terra, sotto terra e nell’atmosfera, è soggetto alla famosa legge di gravità. Nulla si sottrae a questa semplice legge: anche il nostro pensiero, anche il più elevato, anche la manifestazione di Dio, è soggetta a questo semplice assunto. Inoltre non sappiamo come si sarebbe potuta sviluppare la nostra civiltà in assenza di gravità e soprattutto come il pensiero, in assenza di una forza gravitazionale e quindi di baricentro, avrebbe avuto sviluppo.

Fanno parte e ne sono dei derivati gli stessi concetti di vita e morte, i quali, per essere onesti anche se non scientismi o “materiali”, devono essere ricondotti al concetto di baricentro.

Un esempio può chiarire questo concetto:

quando nasce, il neonato non ha l’idea della gravità, è un tutt’uno con l’universo, e le sue sensazioni sono un continuum tra l’esterno, il suo interno e la mamma: appena interagisce con l’ambiente però, acquista immediatamente il senso del procedere, del camminare; in pratica, interagendo con un suo consimile che nella fattispecie è un medico, acquista il senso della gravità.

Possiamo affermare che quando il bambino è nella pancia della mamma sia privo del senso del baricentro e si presenti quella straordinaria situazione che solo una vita in assenza di gravità può dare.

L’altro caso di assenza di assenza di gravità e del baricentro lo possiamo avere dopo che una persona è morta.

Contrariamente a quanto si crede e si presume, il famoso rigor mortis è un fenomeno che dura poco, per lasciare il posto a una “morbidezza” del corpo che causa, in chi deve sollevare un cadavere, un senso di estrema pesantezza rispetto a quando la persona era viva.

È un po’ la stessa sensazione che si prova quando si prende in braccio un neonato, che nella sua morbidezza, malleabilità fisica e adattabilità ad ogni ambiente, dà un senso di pesantezza assolutamente inadeguato alla sua struttura.

In questi due casi possiamo dire di essere alla presenza di un non-baricentro.

mercoledì 8 agosto 2007

Mushin


Chi si accosta allo shiatsu si sente spesso dire che questa disciplina si pratica ai massimi livelli solo quando si raggiunge lo stato di mushin, ovvero di mente «piena di vuoto».

In antitesi, rispetto al suo significato più comune, qui, il «vuoto» è inteso come stato di disponibilità mentale e non come assenza; difatti, indica proprio una presenza piena, un soggetto.


In nessun modo simile al nulla «vuoto» assurge a entità, non a mancanza.

Più in generale è importante comprendere che «la pienezza del vuoto» non può esistere senza esperienza sensibile ed è questa la chiave che differenzia mushin da qualsiasi altro stato mentale: non c’è mente piena di vuoto se non radicata nell’esperienza concreta.
Mushin
non è soltanto uno stato di consapevolezza cognitiva, ma la sincronica espressione di un corpo e, di una mente pacificati. Da questo scaturisce l’esperienza di pieno benessere, fisico e mentale, che avvolge entrambi i praticanti che, come riflessi allo specchio, si completano.

La sensazione è di essere «uno» con tutte le cose che ti circondano, non c’è separazione.

mercoledì 25 luglio 2007

Avete mai sentito parlare del durian?


I nostri sensi lavorano insieme, e quando sono stimolati contemporaneamente, i risultati sono superlativi. Chiedete a chi ha assaggiato il temibile frutto asiatico durian. Somiglia ad un mango corazzato. È un frutto, il re dei frutti, è il più discusso di tutti. Durante il processo di maturazione diffonde una puzza fortemente acre. Per questo motivo è vietato negli alberghi e negozi del sudest asiatico. È un frutto che non si fa amare facilmente.

Per quelli che riescono a superare l'odore, il sapore è veramente sublime.

Ma chi riesce ad avvicinarsi abbastanza da assaggiarlo?

Ed è quando i sensi lavorano insieme che emerge quell'indefinibile sesto senso che si chiama intuizione...

I progressi possono venire soltanto dall'e/e.
Gusto e Consistenza.
Vista e Udito.
Gusto e Tatto.
Odore e Sapore.

domenica 29 aprile 2007

La cura


Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.

Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luceper non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.

Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.

La Cura - Franco Battiato

venerdì 6 aprile 2007

Il movimento è vita


Ogni vita è movimento.Tutto ciò che è animato è in movimento. Nulla di ciò che è immobile vive. L'acqua stagnante muore, vive soltanto l'acqua corrente, l'acqua viva.

La stessa cosa accade al nostro corpo; per essere veramente vivo non dev'essere né immobile né stagnante. Ora, noi portiamo in noi stessi parti immobili oppure stagnanti. Esse sono inutilizzate da sempre o da molto tempo, e si atrofizzano in mancanza di sollecitazioni e di stimoli. Esse indeboliscono il nostro corpo e diminuiscono non soltanto il suo vigore fisico, ma anche le sue facoltà intellettuali e mentali; intralciando la circolazione energetica, ostacolando una percezione d'insieme, interrompono l'armonia.

Così il movimento si rivela indispensabile per la vita e il rigoglio di tutto il nostro essere. «Ogni sensazione e ogni percezione dipendono dal movimento»

Solo attraverso l'attività si possono sviluppare le nostre percezioni sensoriali, ma non si tratta di un'attività meccanica; perché il movimento ci riveli a noi stessi bisogna essere coscienti del modo in cui avviene o non avviene.

Il movimento di una delle parti del corpo dev'essere vissuto dal corpo intero.«

Quando un membro è in movimento, tutto il corpo è in movimento e la sua unità è costituita dalla simultaneità dei suoi movimenti complementari».

Ritroviamo qui l'idea fondamentale della filosofia cinese, cioè l'esistenza di due forze in movimento allo stesso tempo opposte e complementari, avverse e complici, la notte e il giorno, la luna e il sole, la dolcezza e la forza, l'elemento femminile e quello maschile, lo Yin e lo Yang. L'uno non può fare a meno dell'altro e nessuno dei due deve dominare l'altro.

Forze negative e positive della vita, si esprimono non tramite la vittoria dell'una o dell'altra, ma grazie al movimento e al gioco equilibrante dell'una e dell'altra.

giovedì 15 marzo 2007

Respirare


La respirazione.
Come definirla in senso generale?

Secondo il dizionario Larousse è «la funzione per mezzo della quale le cellule viventi ossidano le sostanze organiche e che si manifesta tramite scambi gassosi (assorbimento di ossigeno ed espulsione di anidride carbonica) ».

Per l'Enciclopedia Britannica «il concetto della vita è così strettamente legato a quello della respirazione che la parola "spirare" è venuta a significare l'estinzione della vita, e la parola "ispirazione" la sua elevazione a livello sovrumano la base chimica della vita è essenzialmente un'ossidazione dei tessuti ».

Anche i cinesi pensano che la respirazione rappresenti la radice stessa della vita. Per essi è la funzione vitale per eccellenza.

E un proverbio indiano afferma: «Se l'aria tesse l'universo, il respiro tesse l'uomo».

Allora, cosa pensare di questa insistenza, dell'importanza tutta particolare attribuita alla respirazione?Respirare non è forse la cosa più naturale del mondo? Non è semplicemente lasciar entrare l'aria nei polmoni e lasciarla semplicemente uscire?
A prima vista, sembrerebbe facile. Tutti noi respiriamo, altrimenti non saremmo in vita, ma non viviamo veramente, poiché respiriamo generalmente con parsimonia, in modo falso (gonfiando la cassa toracica senza espirare a fondo).
L'aria non prende possesso del nostro corpo, non lo abita davvero.
Non siamo «impregnati del nostro respiro».

Sto imparando a respirare...