venerdì 30 settembre 2005

Poesia di Bunan

Mentre vivi
sii un uomo morto,
completamente morto;
e agisci come ti pare,
e tutto è bene.

venerdì 16 settembre 2005

Sorridere o...

ridere senza rumore, con un leggiero muovimento della bocca e degli occhi quasi rider sotto i labbri, senza farlo parire; far atto di ridere, per segno compiacenza, di affetto, di cortesia e talvolta anche incredulità, di sprezzo, compassione.

Quante volte sorridiamo in una giornata?

"Col viso ritornai per tutte quante
le sette sfere, e vidi questo globo
tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante"
(Dante - Paradiso XXII, 133-135)

giovedì 15 settembre 2005

L'urlo

Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò,
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue,
mi fermai,
mi appoggiai stanco morto a un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.

venerdì 9 settembre 2005

L'istante di un istante...

L'essenza della vita nasce e muore in un istante, e da miliardi di istanti è costituita.
Un numero pressoché infinito di istanti, attimi senza spazio e senza tempo, destinati a dissiparsi nella vuota nullità dello spazio e del tempo. Solo alcuni istanti hanno il privilegio di diventare una storia.
La storia. Un ricordo. La storica memoria.
Attimi sottratti all'eterno fluire dello spazio e del tempo che annientano, andando oltre, lo spazio e il tempo.


Ieri mi è successa una cosa... è durata un semplice istante ma la voglio raccontare perché mi ha fatto sorridere.
Camminavo per strada frettolosamente ero in ritardissimo, davanti ad un uscio vedo una vecchina, ha lo sguardo che mi fa tenerezza, mi guarda con aria quasi disperata, io non l'ho mai vista prima, le faccio un cenno di saluto, lei si avvicina...
tiene un un ago in una mano e un filo nell'altra...
Mi ha chiesto di infilarle l'ago!

mercoledì 7 settembre 2005

La danza


Un vortice circolare
la gioia della vita in movimento
il senso angoscioso della necessità di dovere per forza danzare senza sosta.

sabato 3 settembre 2005

Il segreto...

Una sera, i gabbiani che non erano impegnati in prove di volo notturno, se ne stavano insieme sulla spiaggia, ciascuno immerso nei propri pensieri. Jonathan, fattosi coraggio, si avvicinò al Gabbiano Anziano (si diceva che costui fosse prossimo ormai a trasmigare in un mondo più evoluto).

"Ciang" lo chiamò, con un po' di titubanza.

Il vecchio lo guardò affabilmente: " Che c'è figliolo?". La tarda età, anziché indebolirlo, gli aveva conferito maggior vigore: volava meglio di qualsiasi altro ed era già padrone di esercizi di cui gli altri dello Stormo conoscevano appena i rudimenti.

"Ciang, questo mondo non è il paradiso, dico bene?"

L'Anziano ebbe un sorriso, nel chiarore della luna. "Non si finisce mai d'imparare, Jonathan" disse.

"Ma allora, dopo qui, cosa ci aspetta? Dove andremo? E un posto come il paradiso c'è o non c'è?"

"No, Jonathan, un posto come quello, no, non c'è. Il paradiso non è mica un luogo. Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti". Tacque un minuto, e poi: "Tu sei uno che vola velocissimo, nevvero?".

"Mi mi piace andare forte" disse Jonathan, preso alla sprovvista, ma fiero che l'Anziano se ne fosse accorto.

"Raggiungerai il paradiso, allora, quando avrai raggiunto la velocità perfetta. Il che non significa mille miglia all'ora, né un milione di miglia, e neanche vuol dire andare alla velocità della luce. Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser là."

Senza alcun preavviso, Ciang scomparve. Per riapparire in un batter d'occhio a una ventina di metri da lì, sulla riva del mare. Poi di nuovo sparì e si ritrovò, nella stessa frazione di secondo, accanto a Jonathan. "Pare un giochetto" disse.

Jonathan era sbalordito. Dimenticò di fare altre domande sul paradiso e chiese, invece: "Ma come ci riesci? Che effetto fa? E fin dove riesci ad arrivare?"

"Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri" disse l'Anziano. "Io mi sono recato in ogni luogo possibile e immaginabile, in ogni dove e in ogni quando." Lanciò uno sguardo al mare, all'orizzonte. "E' buffo. Quei gabbiano che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque, e in un baleno. Ricordati, Jonathan, il paradiso non si trova né nello spazio né nel tempo, poiché lo spazio e il tempo sono privi di senso e di valore. Il paradiso è"

"Mi potresti insegnare a volare in quel modo?" E Jonathan fremeva tutto, all'idea di una nuova vittoria sull'ignoto.

"S'intende, se desideri imparare."

"Lo desidero, sì. Quando si comincia?"

"Anche adesso, se ti va."

"Voglio imparare a volare in quel modo" disse Jonathan, e una strana luce brillava nei suoi occhi. "Dimmi cosa devo fare."

Ciang parlò con lentezza, fissando attentamente il suo giovane interlocutore. "Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo," disse "tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato."

Il segreto, secondo Ciang, stava tutto qui: Jonathan doveva smettere di considerare se stesso prigioniero di un corpo limitato, un corpo avente un'apertura di centodieci centimetri e i cui itinerari potevano venir tracciati su una carta nautica. Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva, perfetta come un numero non scritto, contemporaneamente dappertutto, nello spazio e nel tempo.

giovedì 1 settembre 2005

Giallo, rosso, blu...


ogni colore produce un effetto particolare sull'anima...