lunedì 28 novembre 2005

L'albatro


Charles Baudelaire
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
catturano degli albatri, grandi uccelli di mare,
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli abissi amari.

Appena li hanno deposti sul ponte,
questi re dell'azzurro, maldestri e vergognosi,
lasciano cadere miseramente le grandi ali bianche
come remi inerti trascinati ai loro fianchi.

Quel viaggiatore alato, com'è sgraziato e remissivo!

Lui, poco fa così bello, com'è comico e brutto!
Uno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro imita, zoppicando, l'infermo che volava!

Il Poeta è come lui, principe delle nuvole
che sfida la tempesta e se la ride dell'arciere;
fra le grida di scherno esule in terra,
le sue ali di gigante non gli permettono di camminare.

mercoledì 23 novembre 2005

Silenzio


Guardare, ascoltare, odorare, gustare e toccare in silenzio.

Muoversi nel silenzio finchè non si riesce
ad azzittire anche se stessi...

difficile trovare un'immagine che lo rappresenti...

lunedì 24 ottobre 2005


Amore
non ha senso incolpare qualcuno
calcare la mano
su questo o quel difetto
o su altre cose che non contano affatto.

Amore
non ti prendo sul serio
quello che ci manca
si chiama desiderio.

Il desiderio
è la cosa più importante
è l'emozione del presente
è l'esser vivi in tutto ciò che si può fare
non solo nell'amore
il desiderio è quando inventi ogni momento
è quando ridere e parlare è una gran gioia
e questo sentimentoti salva dalla noia.
Il desiderio
è la cosa più importante
che nasce misteriosamente
è il vago crescere di un turbamento
che viene dall'istinto
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che se sai coltivareti tiene in vita.

Amore
non ha senso elencare problemi
e inventar nuovi nomial nostro regredire
che non si ferma continuando a parlare.

Amore,
non è più necessario
se quello che ci manca
si chiama desiderio.
Il desiderio
è la cosa più importante
è un'attrazione un po' incosciente
è l'affiorare di una strana voce
che all'improvviso ti seduce
è una tensione che non riesci a controllare
ti viene addosso non sai bene come e quando
e prima di capiresta già crescendo.
Il desiderio è il vero stimolo interiore
è già un futuro che in silenzio stai sognando
è l'unico motore
che muove il mondo.

di Gaber

lunedì 17 ottobre 2005

Nessun luogo è lontano...


Perché l'importante mi disse è che tu sappia la verità.
Finché non la sai finché non la capisci veramente
puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello,
e non senza un aiuto dall'esterno:
da macchine,
uomini, uccelli.
Ma ricordati, disse, che l'essere ignota non impedisce alla verità d'essere vera.

Ciò detto, disparve.

Richard Bach

la verità è complessa da capire, è complessa anche da spiegare
la verità è nascosta, a volte camuffata, a volte celata
essa vive anche contro il nostro parere e la nostra volontà

venerdì 14 ottobre 2005

Le parole per dirlo...

Ti voglio bene. Sì, ecco, ti voglio bene. Sono venuta qui apposta per dirtelo una volta per tutte. Non mi vergogno di parlarti. Mi fa bene dirtelo e ripetertelo: ti voglio bene, ti voglio bene.
Ero contenta di tirar fuori questo: tre piccole parole messe insieme e represse migliaia di volte nel corso della mia vita. Si erano ammucchiate e avevano finito con il formare una palla leggera che rimbalzava di qua, di là, nella mia testa, fastidiosa, ingombrante, inafferrabile.
C'era voluto quella morte tragica, il sisma che questa aveva provocato in me, per far risalire la palla alla superficie della mia coscienza e vincere l'ultima resistenza, l'ultima difesa.

Le parole per dirlo - Marie Cardinal

lunedì 10 ottobre 2005

Anastomos

È molto raro o addirittura impossibile che gli uomini si mettano d'accordo in tema di bellezza, eppure tutti sono d'accordo nel riconoscere che Anastomos è bellissimo. È tutto fatto di specchi, o per essere precisi tutto ricoperto di specchietti, più piccoli sul viso, più larghi sulla schiena e sul petto. Anche gli occhi sono specchi, grossi specchietti mobili azzurri nei quali ci si vede riflessi su uno sfondo turchino come in un cielo felice, come in acque irresistibili. Alla luce del sole, sulla spiaggia, è un'apparizione così abbagliante che la gente rimane a bocca aperta, e non osa avvicinarsi, colta da una specie di terrore stupito come davanti a qualcosa di sacro e di intoccabile, solo i bambini gli corrono dietro; quando entra poi nel mare, tra le onde spumose, è un tale riverbero reciproco di scintille iridate dagli specchi alle gocce e dalle gocce agli specchi, che sembra di vedere una divinità primordiale dalla forma umana sorgere dall'acqua e dal fuoco contemporaneamente. E forse è una divinità, perché non è concesso agli uomini di essere così belli. Nei suoi specchi vediamo riflesse quelle cose che veramente, senza ipocrisia, amiamo; non le cose umane, così afflitte di caducità e di mutamento, bensì gli alberi e le nuvole, gli uccelli e i fiori, le cascate e le isole, gli astri e le fiamme, tutto ciò che nella nostra mortalità sentiamo come eterno, e che non ameremmo se non lo sentissimo, oscuramente, intoccabile. Anche Anastomos, se è per questo, è intoccabile: nessuno oserebbe mettere le dita sui suoi specchi, queste dita che anche quando sono più pulite, sempre sporche sono. Con la sua pelle di specchi, Anastomos è per noi la geometria, quindi la musica.J.

Rodolfo Wilcock, Il libro dei mostri

lunedì 3 ottobre 2005

Grazie...

Avete fatto caso che si ringrazia sempre molto, mai poco: "Molte grazie", si, "Poche grazie",no. "Grazie tante", si. "Grazie meno", no. Non si dice.

In amore, si può amare poco, amare meno -anche molto meno- e dirlo: "Ti amo molto meno" - a parte l'interessato/a, non scandalizza nessuno.
Ma "ringraziare meno" non è fattibile.
Si ringrazia sempre di più.
Il problema della gratitudine è che è votata all'inflazione.
Però non si può neanche dire grazie a una persona che ci fa dono del suo amore.
Provateci: Ti amo. Molte grazie! Non è una risposta soddisfacente.

Ma no, non va bene. Grazie a qualsiasi cosa, ma non all'amore.

Eppure, questo perenne obbligo di gratitudine...Comincia prestissimo! E dilaga in ogni direzione: Come si dice? Grazie! A chi, grazie? Alla mamma, grazie mamma!
Di grazie anche alla zia! Grazie zia, grazie zio, grazie signore!
Grazie, amico mio! Grazie signora, grazie infinite...
Grazie a tutti!
Cosa ci si può aspettare da una parola ambigua come grazie?
Da un verbo che esprime un sentimento e il suo esatto contrario?

tratto da "Grazie" - DanielPennac

venerdì 30 settembre 2005

Poesia di Bunan

Mentre vivi
sii un uomo morto,
completamente morto;
e agisci come ti pare,
e tutto è bene.

venerdì 16 settembre 2005

Sorridere o...

ridere senza rumore, con un leggiero muovimento della bocca e degli occhi quasi rider sotto i labbri, senza farlo parire; far atto di ridere, per segno compiacenza, di affetto, di cortesia e talvolta anche incredulità, di sprezzo, compassione.

Quante volte sorridiamo in una giornata?

"Col viso ritornai per tutte quante
le sette sfere, e vidi questo globo
tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante"
(Dante - Paradiso XXII, 133-135)

giovedì 15 settembre 2005

L'urlo

Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò,
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue,
mi fermai,
mi appoggiai stanco morto a un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.

venerdì 9 settembre 2005

L'istante di un istante...

L'essenza della vita nasce e muore in un istante, e da miliardi di istanti è costituita.
Un numero pressoché infinito di istanti, attimi senza spazio e senza tempo, destinati a dissiparsi nella vuota nullità dello spazio e del tempo. Solo alcuni istanti hanno il privilegio di diventare una storia.
La storia. Un ricordo. La storica memoria.
Attimi sottratti all'eterno fluire dello spazio e del tempo che annientano, andando oltre, lo spazio e il tempo.


Ieri mi è successa una cosa... è durata un semplice istante ma la voglio raccontare perché mi ha fatto sorridere.
Camminavo per strada frettolosamente ero in ritardissimo, davanti ad un uscio vedo una vecchina, ha lo sguardo che mi fa tenerezza, mi guarda con aria quasi disperata, io non l'ho mai vista prima, le faccio un cenno di saluto, lei si avvicina...
tiene un un ago in una mano e un filo nell'altra...
Mi ha chiesto di infilarle l'ago!

mercoledì 7 settembre 2005

La danza


Un vortice circolare
la gioia della vita in movimento
il senso angoscioso della necessità di dovere per forza danzare senza sosta.

sabato 3 settembre 2005

Il segreto...

Una sera, i gabbiani che non erano impegnati in prove di volo notturno, se ne stavano insieme sulla spiaggia, ciascuno immerso nei propri pensieri. Jonathan, fattosi coraggio, si avvicinò al Gabbiano Anziano (si diceva che costui fosse prossimo ormai a trasmigare in un mondo più evoluto).

"Ciang" lo chiamò, con un po' di titubanza.

Il vecchio lo guardò affabilmente: " Che c'è figliolo?". La tarda età, anziché indebolirlo, gli aveva conferito maggior vigore: volava meglio di qualsiasi altro ed era già padrone di esercizi di cui gli altri dello Stormo conoscevano appena i rudimenti.

"Ciang, questo mondo non è il paradiso, dico bene?"

L'Anziano ebbe un sorriso, nel chiarore della luna. "Non si finisce mai d'imparare, Jonathan" disse.

"Ma allora, dopo qui, cosa ci aspetta? Dove andremo? E un posto come il paradiso c'è o non c'è?"

"No, Jonathan, un posto come quello, no, non c'è. Il paradiso non è mica un luogo. Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti". Tacque un minuto, e poi: "Tu sei uno che vola velocissimo, nevvero?".

"Mi mi piace andare forte" disse Jonathan, preso alla sprovvista, ma fiero che l'Anziano se ne fosse accorto.

"Raggiungerai il paradiso, allora, quando avrai raggiunto la velocità perfetta. Il che non significa mille miglia all'ora, né un milione di miglia, e neanche vuol dire andare alla velocità della luce. Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser là."

Senza alcun preavviso, Ciang scomparve. Per riapparire in un batter d'occhio a una ventina di metri da lì, sulla riva del mare. Poi di nuovo sparì e si ritrovò, nella stessa frazione di secondo, accanto a Jonathan. "Pare un giochetto" disse.

Jonathan era sbalordito. Dimenticò di fare altre domande sul paradiso e chiese, invece: "Ma come ci riesci? Che effetto fa? E fin dove riesci ad arrivare?"

"Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri" disse l'Anziano. "Io mi sono recato in ogni luogo possibile e immaginabile, in ogni dove e in ogni quando." Lanciò uno sguardo al mare, all'orizzonte. "E' buffo. Quei gabbiano che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque, e in un baleno. Ricordati, Jonathan, il paradiso non si trova né nello spazio né nel tempo, poiché lo spazio e il tempo sono privi di senso e di valore. Il paradiso è"

"Mi potresti insegnare a volare in quel modo?" E Jonathan fremeva tutto, all'idea di una nuova vittoria sull'ignoto.

"S'intende, se desideri imparare."

"Lo desidero, sì. Quando si comincia?"

"Anche adesso, se ti va."

"Voglio imparare a volare in quel modo" disse Jonathan, e una strana luce brillava nei suoi occhi. "Dimmi cosa devo fare."

Ciang parlò con lentezza, fissando attentamente il suo giovane interlocutore. "Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo," disse "tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato."

Il segreto, secondo Ciang, stava tutto qui: Jonathan doveva smettere di considerare se stesso prigioniero di un corpo limitato, un corpo avente un'apertura di centodieci centimetri e i cui itinerari potevano venir tracciati su una carta nautica. Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva, perfetta come un numero non scritto, contemporaneamente dappertutto, nello spazio e nel tempo.

giovedì 1 settembre 2005

Giallo, rosso, blu...


ogni colore produce un effetto particolare sull'anima...

venerdì 26 agosto 2005

Fin da bambina, Veronika conosceva la sua vera vocazione:

fare la pianista!
Lo aveva capito fino dalla sua prima lezione di piano, quando aveva dodici anni. Anche l'insegnante si era accorta del suo talento, e aveva insistito perchè diventasse una professionista. Ma quando lei, felice per un concorso appena vinto, aveva detto alla madre di voler abbandonare tutto per dedicarsi esclusivamente al pianoforte, la donna l'aveva guardata con tenerezza e le aveva risposto: "Nessuno si guadagna da vivere suonando il pianoforte, tesoro."Ma tu mi hai fatto prendere tutte quelle lezioni!" Per sviluppare le tue doti artistiche, solo per questo. I mariti le apprezzano; inoltre, avrai la possibilità di metterti in mostra nelle feste. Dimentica questa storia di fare la pianista e scegli di studiare legge: quella legale è la professione del futuro." Così Veronika aveva fatto ciò che le era stato chiesto, sicura che la madre avesse l'esperienza necessaria per capire com'era la realtà. Aveva terminato gli studi, si era iscritta all'università e aveva conseguito la laurea con il massimo dei voti; alla fine, però, era riuscita a trovare solo un impiego come bibliotecaria."Avrei dovuto essere più folle." Ma, come probabilmente accadeva alla maggior parte delle persone, lo aveva scoperto troppo tardi.