Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
lunedì 28 novembre 2005
L'albatro
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
mercoledì 23 novembre 2005
Silenzio
lunedì 24 ottobre 2005
non ha senso incolpare qualcuno
calcare la mano
su questo o quel difetto
o su altre cose che non contano affatto.
Amore
non ti prendo sul serio
quello che ci manca
si chiama desiderio.
Il desiderio
è la cosa più importante
è l'emozione del presente
è l'esser vivi in tutto ciò che si può fare
non solo nell'amore
il desiderio è quando inventi ogni momento
è quando ridere e parlare è una gran gioia
e questo sentimentoti salva dalla noia.
Il desiderio
è la cosa più importante
che nasce misteriosamente
è il vago crescere di un turbamento
che viene dall'istinto
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che se sai coltivareti tiene in vita.
Amore
non ha senso elencare problemi
e inventar nuovi nomial nostro regredire
che non si ferma continuando a parlare.
Amore,
non è più necessario
se quello che ci manca
si chiama desiderio.
Il desiderio
è la cosa più importante
è un'attrazione un po' incosciente
è l'affiorare di una strana voce
che all'improvviso ti seduce
è una tensione che non riesci a controllare
ti viene addosso non sai bene come e quando
e prima di capiresta già crescendo.
Il desiderio è il vero stimolo interiore
è già un futuro che in silenzio stai sognando
è l'unico motore
che muove il mondo.
di Gaber
lunedì 17 ottobre 2005
Nessun luogo è lontano...
Perché l'importante mi disse è che tu sappia la verità.
Finché non la sai finché non la capisci veramente
puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello,
e non senza un aiuto dall'esterno:
da macchine,
uomini, uccelli.
Ma ricordati, disse, che l'essere ignota non impedisce alla verità d'essere vera.
Ciò detto, disparve.
Richard Bach
la verità è complessa da capire, è complessa anche da spiegare
la verità è nascosta, a volte camuffata, a volte celata
essa vive anche contro il nostro parere e la nostra volontà
venerdì 14 ottobre 2005
Le parole per dirlo...
Ero contenta di tirar fuori questo: tre piccole parole messe insieme e represse migliaia di volte nel corso della mia vita. Si erano ammucchiate e avevano finito con il formare una palla leggera che rimbalzava di qua, di là, nella mia testa, fastidiosa, ingombrante, inafferrabile.
C'era voluto quella morte tragica, il sisma che questa aveva provocato in me, per far risalire la palla alla superficie della mia coscienza e vincere l'ultima resistenza, l'ultima difesa.
Le parole per dirlo - Marie Cardinal
lunedì 10 ottobre 2005
Anastomos
Rodolfo Wilcock, Il libro dei mostri
lunedì 3 ottobre 2005
Grazie...
Avete fatto caso che si ringrazia sempre molto, mai poco: "Molte grazie", si, "Poche grazie",no. "Grazie tante", si. "Grazie meno", no. Non si dice.
In amore, si può amare poco, amare meno -anche molto meno- e dirlo: "Ti amo molto meno" - a parte l'interessato/a, non scandalizza nessuno.
Ma "ringraziare meno" non è fattibile.
Si ringrazia sempre di più.
Il problema della gratitudine è che è votata all'inflazione.
Però non si può neanche dire grazie a una persona che ci fa dono del suo amore.
Provateci: Ti amo. Molte grazie! Non è una risposta soddisfacente.
Ma no, non va bene. Grazie a qualsiasi cosa, ma non all'amore.
Eppure, questo perenne obbligo di gratitudine...Comincia prestissimo! E dilaga in ogni direzione: Come si dice? Grazie! A chi, grazie? Alla mamma, grazie mamma!
Di grazie anche alla zia! Grazie zia, grazie zio, grazie signore!
Grazie, amico mio! Grazie signora, grazie infinite...
Grazie a tutti!
Cosa ci si può aspettare da una parola ambigua come grazie?
Da un verbo che esprime un sentimento e il suo esatto contrario?
tratto da "Grazie" - DanielPennac
venerdì 30 settembre 2005
Poesia di Bunan
sii un uomo morto,
completamente morto;
e agisci come ti pare,
e tutto è bene.
venerdì 16 settembre 2005
Sorridere o...
Quante volte sorridiamo in una giornata?
"Col viso ritornai per tutte quante
le sette sfere, e vidi questo globo
tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante"
(Dante - Paradiso XXII, 133-135)
giovedì 15 settembre 2005
L'urlo
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue,
mi fermai,
mi appoggiai stanco morto a un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.
venerdì 9 settembre 2005
L'istante di un istante...
Un numero pressoché infinito di istanti, attimi senza spazio e senza tempo, destinati a dissiparsi nella vuota nullità dello spazio e del tempo. Solo alcuni istanti hanno il privilegio di diventare una storia.
La storia. Un ricordo. La storica memoria.
Attimi sottratti all'eterno fluire dello spazio e del tempo che annientano, andando oltre, lo spazio e il tempo.
Ieri mi è successa una cosa... è durata un semplice istante ma la voglio raccontare perché mi ha fatto sorridere.
Camminavo per strada frettolosamente ero in ritardissimo, davanti ad un uscio vedo una vecchina, ha lo sguardo che mi fa tenerezza, mi guarda con aria quasi disperata, io non l'ho mai vista prima, le faccio un cenno di saluto, lei si avvicina...
tiene un un ago in una mano e un filo nell'altra...
Mi ha chiesto di infilarle l'ago!
mercoledì 7 settembre 2005
La danza
sabato 3 settembre 2005
Il segreto...
Il vecchio lo guardò affabilmente: " Che c'è figliolo?". La tarda età, anziché indebolirlo, gli aveva conferito maggior vigore: volava meglio di qualsiasi altro ed era già padrone di esercizi di cui gli altri dello Stormo conoscevano appena i rudimenti.
"Ciang, questo mondo non è il paradiso, dico bene?"
L'Anziano ebbe un sorriso, nel chiarore della luna. "Non si finisce mai d'imparare, Jonathan" disse.
"Ma allora, dopo qui, cosa ci aspetta? Dove andremo? E un posto come il paradiso c'è o non c'è?"
"No, Jonathan, un posto come quello, no, non c'è. Il paradiso non è mica un luogo. Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti". Tacque un minuto, e poi: "Tu sei uno che vola velocissimo, nevvero?".
"Mi mi piace andare forte" disse Jonathan, preso alla sprovvista, ma fiero che l'Anziano se ne fosse accorto.
"Raggiungerai il paradiso, allora, quando avrai raggiunto la velocità perfetta. Il che non significa mille miglia all'ora, né un milione di miglia, e neanche vuol dire andare alla velocità della luce. Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser là."
Senza alcun preavviso, Ciang scomparve. Per riapparire in un batter d'occhio a una ventina di metri da lì, sulla riva del mare. Poi di nuovo sparì e si ritrovò, nella stessa frazione di secondo, accanto a Jonathan. "Pare un giochetto" disse.
Jonathan era sbalordito. Dimenticò di fare altre domande sul paradiso e chiese, invece: "Ma come ci riesci? Che effetto fa? E fin dove riesci ad arrivare?"
"Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri" disse l'Anziano. "Io mi sono recato in ogni luogo possibile e immaginabile, in ogni dove e in ogni quando." Lanciò uno sguardo al mare, all'orizzonte. "E' buffo. Quei gabbiano che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque, e in un baleno. Ricordati, Jonathan, il paradiso non si trova né nello spazio né nel tempo, poiché lo spazio e il tempo sono privi di senso e di valore. Il paradiso è"
"Mi potresti insegnare a volare in quel modo?" E Jonathan fremeva tutto, all'idea di una nuova vittoria sull'ignoto.
"S'intende, se desideri imparare."
"Lo desidero, sì. Quando si comincia?"
"Anche adesso, se ti va."
"Voglio imparare a volare in quel modo" disse Jonathan, e una strana luce brillava nei suoi occhi. "Dimmi cosa devo fare."
Ciang parlò con lentezza, fissando attentamente il suo giovane interlocutore. "Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo," disse "tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato."
Il segreto, secondo Ciang, stava tutto qui: Jonathan doveva smettere di considerare se stesso prigioniero di un corpo limitato, un corpo avente un'apertura di centodieci centimetri e i cui itinerari potevano venir tracciati su una carta nautica. Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva, perfetta come un numero non scritto, contemporaneamente dappertutto, nello spazio e nel tempo.
giovedì 1 settembre 2005
venerdì 26 agosto 2005
Fin da bambina, Veronika conosceva la sua vera vocazione:
Lo aveva capito fino dalla sua prima lezione di piano, quando aveva dodici anni. Anche l'insegnante si era accorta del suo talento, e aveva insistito perchè diventasse una professionista. Ma quando lei, felice per un concorso appena vinto, aveva detto alla madre di voler abbandonare tutto per dedicarsi esclusivamente al pianoforte, la donna l'aveva guardata con tenerezza e le aveva risposto: "Nessuno si guadagna da vivere suonando il pianoforte, tesoro."Ma tu mi hai fatto prendere tutte quelle lezioni!" Per sviluppare le tue doti artistiche, solo per questo. I mariti le apprezzano; inoltre, avrai la possibilità di metterti in mostra nelle feste. Dimentica questa storia di fare la pianista e scegli di studiare legge: quella legale è la professione del futuro." Così Veronika aveva fatto ciò che le era stato chiesto, sicura che la madre avesse l'esperienza necessaria per capire com'era la realtà. Aveva terminato gli studi, si era iscritta all'università e aveva conseguito la laurea con il massimo dei voti; alla fine, però, era riuscita a trovare solo un impiego come bibliotecaria."Avrei dovuto essere più folle." Ma, come probabilmente accadeva alla maggior parte delle persone, lo aveva scoperto troppo tardi.