
Stasera in farmacia oltre all’aspirina effervescente ho preso una rivista: “SAPERE & SALUTE”. Mi ha attirato il titolo in copertina: “Psiche, l’umorismo che guarisce” e qui voglio riportare una parte dell'articolo che poi sono andata a leggere :)
Da qualche tempo l’allegria gode di un’inedita popolarità. A dispetto delle inquietudini della vita quotidiana e delle incertezze globali – o forse proprio a causa di queste – ridere è diventato di moda. Anzi, è diventato una cosa seria.
L’iralità è assurta non soltanto a patrimonio culturale di tutto rispetto, ma anche ad argomento di interesse scienfico: al progressivo aumento dell’offerta mediatica di materiale comico (format televisivi, spettacoli teatrali, film, libri) si è affiancato il proliferare di studi empirici sullo humour e sul riso in ambito psicologico, sociologico e medico.
Le prime disquisizioni filosofiche sul ruolo del comico risalgono a Platone.
Per secoli, del riso e della comicità è prevalsa un’immagine negativa, che li connotava come manifestazione di immaturità e scarsa levatura morale o come condotte socialmente pericolose. Peraltro, non sfuggiva anche allora una delle proprietà oggi più apprezzate dell’umorismo: quella di eludere le convenzioni e le gerarchie, di mostrare i risvolti meno decorosi della realtà costituita o, semplicemente, offrire una visione sdrammatizzata del mondo.
Oggi la facezia non è più sconveniente, è un segno di intelligenza ed è socialmente approvata, talvolta anche per la sua trasgressività e per la sua capacità di facilitare i rapporti interpersonali. La risata è ammessa, anzi ricercata, anzi vivamente consigliata. Per alleggerire la vita, certo.
Per risollevare l’umore, naturalmente. Ma anche per mantenersi in salute.
L’interesse dell’ambiente medico per gli effetti del divertimento è una novità degli ultimi vent’anni. I più convinti fautori hanno istituito in molti Paesi – dagli Usa al Sud Africa, dalla Germania alla Nuova Zelanda – associazioni che offrono le più svariate forme di comicoterapia.
E una cosa curiosa :)
A ciascuno il suo spirito
Due recenti indagini psicologiche (condotte rispettivamente dallo psicobiologo Robert Provine negli Stati Uniti e dalla psicologa Donata Francescano in Italia) sul rapporto che le persone hanno con l’umorismo e il riso hanno evidenziato diverse tipologie di “cuorcontenti”.
A grandi linee:
- gli uomini sono più spesso produttori di umorismo, cioè fanno ridere, e prediligono la comicità dei film o delle barzellette;
- le donne sono più spesso fruitrici di umorismo, cioè ridono, e preferiscono la comicità insita negli eventi della vita di tutti i giorni;
- gli estroversi apprezzano maggiormente la comicità immediata delle battute semplici;
- gli introversi prediligono l’umorismo di tipo “intellettuale” dei giochi di parole e dei nonsense o lo humour nero;
- le persone emotivamente instabili apprezzano un umorismo più dirompente e grintoso e meno socializzante;
- gli individui con un’autostima elevata utilizzano disinvoltamente una vasta gamma di forme di umorismo e di stimoli comici;
- gli individui meno sicuri di sé si fanno forti di un umorismo maggiormente aggressivo.
:-)
da SAPERE & SALUTE – Bimestrale – Anno 12° ottobre 2007 n. 67 - articolo di Monica Oldani